12. Guida Pratica agli ETF: Dai Principali Indici Azionari agli ETF Obbligazionari

di Andrea Stevani

8/25/20248 min read

In Finanza Personale Consapevole abbiamo parlato spesso (e continueremo a farlo) di ETF.

Un ETF, o Exchange-Traded Fund, è un fondo comune di investimento quotato in borsa e gestito passivamente, che mira a replicare la performance di un insieme di asset sottostanti, utilizzato come punto di riferimento.

Se sei nuovo qui, ti consiglio di leggere la Parte 6, dove abbiamo approfondito questo strumento finanziario.

In sintesi, un ETF è un tipo di azione quotata in borsa che replica l'andamento di un gruppo di asset (azioni, obbligazioni, materie prime, ecc.) senza un gestore che decida come comporre il portafoglio. L'ETF si limita a seguire fedelmente la composizione di un indice di riferimento.

Quando acquisti una quota di un ETF, è come se acquistassi una parte di un intero indice di un determinato settore del mercato finanziario, ottenendo un rendimento che rispecchia quasi esattamente quello medio aggregato di quel settore.

Cominciamo con gli ETF azionari.

Gli ETF più noti, importanti e storici sono quelli che replicano i principali indici di mercato.

Per semplificare, possiamo dire che ci sono 4 indici principali che meritano attenzione nella costruzione di un portafoglio.

MSCI World

Questo indice replica la performance delle circa 1.500 aziende più grandi del mondo.

Gli ETF che seguono questo indice offrono un rendimento medio del mercato azionario globale delle principali società a livello mondiale. Per questa ragione, l'MSCI World è considerato l'indice più rappresentativo dell'andamento dei mercati finanziari globali. Tuttavia, questo indice si concentra sulle economie di 23 paesi sviluppati, escludendo paesi come la Cina. Esiste comunque una variante chiamata MSCI All Country, che include anche alcune economie emergenti, tra cui la Cina.

Se stai iniziando a investire in ETF e hai capitali ridotti da allocare, iniziare con un ETF sull'MSCI World o All Country potrebbe essere una scelta saggia, poiché ti permetterebbe di investire in un portafoglio azionario estremamente diversificato, composto dalle società più grandi del mondo distribuite in vari paesi e settori.

Tuttavia, è importante notare che, analizzando la composizione dei principali ETF che seguono l'MSCI World (consiglio il sito JustETF per maggiori dettagli), investire in questo indice significa allocare quasi il 70% del capitale nel mercato statunitense. Sebbene sia ben diversificato, occorre tenere presente che oggi il mercato finanziario è fortemente concentrato negli Stati Uniti, per via della gigantesca dimensione raggiunta da colossi come Apple, Google, Meta, Amazon, ecc.

Attualmente, tra le oltre 1.500 società incluse nell'indice, le 10 più grandi rappresentano circa il 25% dell'intera capitalizzazione.

Ricorda: anche se diversificato, questo ETF è comunque 100% azionario; quindi, soggetto a un alto livello di volatilità. Negli ultimi 35 anni ha generato un rendimento annuo medio del 10%, ma in anni come il 2022 ha registrato un calo del -18%.

Se hai tra i 25 e i 30 anni, hai pianificato i tuoi risparmi, hai un fondo di emergenza e un livello di debito sostenibile, potrebbe avere senso investire in questo strumento. Altrimenti, considera l'opportunità di bilanciare il tuo portafoglio includendo anche obbligazioni.

S&P 500

Questo indice include le 500 maggiori società quotate negli Stati Uniti; le 10 più grandi sono le stesse presenti nell'MSCI World. In questo caso, queste aziende rappresentano circa il 36% del valore totale dell'indice.

L'S&P 500 ha storicamente registrato la performance a lungo termine più alta rispetto a qualsiasi altro indice di borsa, ed è difficile immaginare un portafoglio a lungo termine senza una significativa esposizione a questo indice.

Come ribadiamo sin dal primo post, prevedere il futuro è impossibile.

Nel 2001, l'economista di Goldman Sachs, Jim O'Neill, ha coniato l'acronimo "BRIC" per descrivere le economie in rapida crescita che, secondo le previsioni, avrebbero dominato l'economia globale entro il 2050: Brasile, Russia, India e Cina.

Oggi si parla di BRICS, un raggruppamento delle economie emergenti mondiali, che include anche Sudafrica (dal 2010) e, più recentemente, Egitto, Etiopia, Iran e Emirati Arabi Uniti (dal 2024).

Attualmente, l'economia statunitense è dominante, e probabilmente lo sarà ancora per diversi anni.

Per un portafoglio a breve termine, non avrei dubbi nell'esporlo significativamente al mercato americano, ma la domanda che ci si pone è: tra 20, 30 o 40 anni, gli Stati Uniti saranno ancora l'unica potenza economica mondiale?

STOXX 600

Chi desidera un'esposizione ai mercati azionari europei, oltre a poterlo fare già con l'MSCI World, potrebbe considerare un ETF sullo STOXX 600.

Questo indice include le 600 maggiori società quotate in Europa.

Ovviamente esistono anche indici nazionali, come il FTSE MIB italiano, il DAX tedesco, il CAC 40 francese, ecc. Tuttavia, investire in un singolo paese significa concentrare l'esposizione in poche aziende, influenzate dall'andamento economico di quel paese in un dato momento.

Ciò non significa che investire in questi indici sia sbagliato. Chi avesse investito nel FTSE MIB all'inizio del 2022, avrebbe ottenuto un rendimento superiore rispetto a chi avesse investito la stessa somma nell'MSCI World (36,18% contro 19,12%). Tuttavia, queste sono scommesse più specifiche e con un maggior grado di rischio.

Se si analizza la performance di lungo periodo, l'MSCI World supera nettamente il FTSE MIB.

MSCI Emerging Markets

Quando si parla di mercati emergenti, ci si riferisce in genere ai paesi BRICS, ossia a quelle nazioni che non fanno parte del gruppo dei paesi più industrializzati, ma che negli ultimi anni hanno visto crescere le loro economie a un ritmo sostenuto, seppur con qualche altalena.

Un ETF focalizzato su questi mercati permette quindi di ottenere esposizione alle principali aziende di queste regioni.

Supponiamo che tu creda nel potenziale futuro di queste economie e voglia approfittare del loro sviluppo, allora ha senso esporsi a questo indice.

Comprendo che ci siano molte domande che emergono spontaneamente.

Ha senso investire in un indice globale che include tutto (come l’MSCI All Country)?

Oppure è meglio scegliere ETF che rappresentano specifici blocchi di mercato? E in questo caso, quale dovrebbe essere la giusta allocazione?

Se hai seguito Finanza Personale Consapevole sin dall’inizio, saprai già che non esiste una risposta unica e definitiva. Se così fosse, non ti avremmo ripetutamente ricordato l’importanza della tua pianificazione finanziaria.

Se sei giovane, hai qualche risparmio e vuoi iniziare a investire, un’opzione sensata potrebbe essere l’MSCI All Country o il FTSE All World, che offrono una diversificazione globale bilanciata. Così, se l’America continuerà a essere il mercato più redditizio, ne trarrai vantaggio; altrimenti, se Cina e India dovessero crescere in futuro, non ti perderai questa opportunità.

Se disponi di un capitale maggiore, potrebbe essere utile diversificare ulteriormente tra diversi indici, per evitare di concentrare troppo il rischio su un singolo prodotto, cosa che in generale non è mai consigliabile.

Se invece hai buone ragioni per pensare che i mercati emergenti potrebbero superare quelli sviluppati in termini di performance, nulla ti impedisce di combinare un ETF globale come l’MSCI World con un ETF specifico sui mercati emergenti. Così, se la tua ipotesi si rivelerà corretta, potrai ottenere rendimenti migliori; altrimenti, non perderai completamente l’opportunità di beneficiare della crescita dei paesi sviluppati.

Ricorda: non esiste mai una risposta giusta e universale.

Come discusso nella Parte 5, i fondi attivi, che cercano di selezionare le migliori azioni per battere gli indici, falliscono nel lungo periodo. Anche chi riesce a farcela, spesso non può essere considerato più abile degli altri, poiché con oltre 135.000 fondi di investimento attivi nel mondo, è statisticamente inevitabile che qualcuno indovini la giusta combinazione di asset, ma ciò è più dovuto alla probabilità che alla competenza.

Come ripetuto centinaia di volte, specialmente su lunghi orizzonti temporali... diversificare, diversificare e diversificare.

Ma se non riesci a resistere alla tentazione di fare qualche scommessa più specifica, ti suggerisco alcuni ETF particolari.

ETF Settoriali

Questi ETF replicano specifiche industrie come tecnologia, sanità, finanza, utilities, ecc. In questo contesto, una menzione speciale va al NASDAQ, indice che comprende principalmente aziende tecnologiche quotate negli Stati Uniti. Sebbene sia settoriale, dato il peso delle sue principali società, è diventato il secondo mercato azionario più grande al mondo, dopo il New York Stock Exchange e davanti a Shanghai.

Considera che storicamente investire nel NASDAQ significa esporsi a elevati guadagni, ma anche a cali drammatici (-40% nel 2008 e -30% nel 2022). Tuttavia, chi avesse investito 10.000 € nel 2011 oggi (dopo 13 anni) ne avrebbe 56.850 €.

Dato che le aziende leader del NASDAQ sono anche tra le più rilevanti nell’S&P 500 e nell’MSCI World, non può essere una scommessa troppo azzardata mantenere una certa esposizione a questo indice.

Ricorda: non farti attrarre troppo dai rendimenti passati. Pensa sempre alla tua pianificazione finanziaria e ai tuoi obiettivi. Se sei alle prime armi, mantieni le cose semplici ed evita di creare portafogli troppo complessi solo per paura di escludere qualcosa.

ETF Strategici

Questi comprendono, ad esempio:

  • ETF di aziende che distribuiscono dividendi

  • ETF di aziende considerate value: società grandi e consolidate che potrebbero non avere particolari prospettive di crescita ma che generano profitti costanti a lungo termine (es. Walmart, American Express, J.P. Morgan).

  • ETF Growth: composto da aziende con aspettative di crescita elevata, spesso nel settore tecnologico.

  • ETF Equal Weighted: questi ETF, ad esempio sull’S&P 500, assegnano a ogni società lo stesso peso, piuttosto che replicare le aziende rispettando la loro capitalizzazione nell’indice.

Ad esempio, negli ETF sull’S&P 500, le prime 10 aziende (Apple, Microsoft, NVIDIA, Amazon, ecc.) rappresentano circa il 36% della capitalizzazione totale. Se ritieni che Apple potrebbe avere una performance negativa nei prossimi mesi, tale risultato influenzerebbe meno il tuo portafoglio se Apple avesse un peso dello 0,22% (pari a quello delle altre 499 aziende dell’indice) anziché del 6,89% (peso attuale di Apple su un ETF sull’S&P 500. Tuttavia, se Apple dovesse crescere, potresti perdere parte dei rendimenti.

  • ETF a gestione attiva (Smart Beta): Questi ETF adottano criteri specifici per cercare di beneficiare della volatilità positiva rispetto al benchmark. Non c’è di solito un gestore attivo come nei fondi comuni, ma un algoritmo che seleziona automaticamente i titoli in base a criteri come i dati di bilancio, i rendimenti dei dividendi, o il momentum (ossia la tendenza alla crescita di alcuni titoli in un dato periodo).

  • ETF a leva: amplificano i rendimenti (e le perdite) di un indice di un certo fattore. Ad esempio, un ETF a leva 3 sull’S&P 500 triplicherà i rendimenti dell’indice, ma anche le perdite. Se il mercato va bene, sorridi; se va male, sorriderai meno.

  • ETF Short (inverted): offrono una performance inversa rispetto al sottostante. Se il sottostante guadagna il 2%, l’ETF perde il 2% e viceversa.

Consiglio: concentra il core del tuo portafoglio sui principali indici globali. Gli ETF settoriali e strategici concentrano gli investimenti e aumentano il rischio specifico. Se desideri esporre parte del tuo portafoglio a questi prodotti, limita l’allocazione al 15-20% del tuo capitale totale.

Passiamo ora a parlare degli ETF obbligazionari.

È vero, i maggiori guadagni nel tempo provengono dalle azioni, ma sono anche soggette a una notevole volatilità. Un portafoglio bilanciato include quasi sempre una certa quota di obbligazioni, in base al nostro orizzonte temporale, alla propensione al rischio e agli obiettivi personali.

Facciamo un breve riepilogo sulle obbligazioni.

Le obbligazioni sono titoli di debito, ovvero prestiti concessi a società o Stati che prevedono una scadenza e il pagamento di un interesse periodico, chiamato cedola. Il rendimento di un’obbligazione dipende principalmente dall’affidabilità dell’emittente, dalla durata del prestito e dai tassi d’interesse correnti. Maggiore è l’affidabilità dell’emittente, più breve la durata e più bassi i tassi d’interesse, minori saranno i rendimenti, e viceversa. Le obbligazioni possono essere mantenute fino alla scadenza, momento in cui si ottiene il rimborso del 100% del valore nominale, oppure possono essere scambiate sul mercato, con il loro prezzo che varia in base ai tassi d’interesse: se i tassi salgono, il valore delle obbligazioni scende, e viceversa.

Vediamo ora le principali categorie di ETF obbligazionari:

  • ETF obbligazionari Governativi Investment Grade (Europei, Americani o Globali): replicano l’andamento di un mix diversificato di obbligazioni a basso rischio emesse dai principali Paesi sviluppati. Questi ETF permettono di scegliere la durata delle obbligazioni, ad esempio da uno a tre anni, o oltre i dieci anni.

  • ETF obbligazionari Corporate Investment Grade: seguono l’andamento di un insieme di obbligazioni emesse da aziende ritenute a basso rischio dalle agenzie di rating.

  • ETF obbligazionari Aggregate Investment Grade: replicano un portafoglio diversificato in cui sono presenti vari tipi di emittenti (governi e aziende), con diverse durate e aree geografiche.

  • ETF obbligazionari dei mercati emergenti (sia governativi che corporate): per questo tipo di ETF è fondamentale considerare i rating e le valute di emissione. Evita obbligazioni denominate in valute deboli o instabili, o scegli ETF con copertura valutaria in euro (anche se più costosi).

  • ETF obbligazionari High Yield: replicano obbligazioni corporate considerate sub-investment grade, quindi più rischiose perché emesse da aziende in condizioni finanziarie meno solide. Offrono rendimenti più alti, vicini a quelli del mercato azionario, ma comportano un rischio elevato.

Ricorda: se hai deciso di impostare un portafoglio con una suddivisione 70-30, dove il 70% è azionario e il 30% obbligazionario, gli ETF High Yield vanno inclusi nella parte azionaria, data la loro rischiosità.

L’investimento è pensato per il lungo termine, altrimenti si tratta di trading.

Pianifica con una prospettiva a lungo termine e resta fedele alla tua strategia, senza lasciarti distrarre e influenzare dalle notizie quotidiane.

A presto,

Andrea